Luigi De Lilla. Una voce che incantò l’America
Abstract: (Luigi De Lilla. An enchanting voice in America) In the history of Italy, from the mid-nineteenth century to the mid-twentieth century, the phenomenon of emigration left a deep economic, psychological and social mark. The Americas have been the favorite destinations of Italians, who for a century have moved from the Bel Paese in search of better living conditions and fortune. However, on their journey into the unknown to escape hunger and poverty, they brought with them a very precious baggage: the essence of their country's immense cultural heritage, inherited from centuries of expression of "great beauty". Thus, even melodrama - just one piece of that immense cultural mosaic of Italy – belonged to those generations of migrants, mostly of modest and very modest cultural extraction, as much as it belonged to the wealthier and more cultured social classes. In the migration to the Americas, the pleasure and taste for opera was not lost and indeed found new admirers who promoted its ever wider diffusion, also and above all thanks to the latest technological innovation that made its entrance to Italy in 1902: the recording of the voice on record. This new possibility of infinite replication of the live voice on a "portable" support opens the way to the Americas for great performers, such as Enrico Caruso, Beniamino Gigli, Aureliano Pertile, Tito Schipa (to name just a few of the greatest), whose voices exploded from the radio gramophone in the early years of the last century. From this moment, opera begins to be known and appreciated throughout the world and reaches the peak of its diffusion, slowly but inexorably causing a real melomania to settle, especially among the Americans, and not only among immigrants. Italians and their children. In the wake of those "greats", Luigi De Lilla, a young Apulian from San Severo, a flourishing agricultural town in the province of Foggia, as a farmer of just over twelve years old, begins a journey studded with recognitions and successes, retracing the stages of the most beautiful voices of the Opera and arriving at the Metropolitan Theatre in New York in the 1950s.
Keywords: Opera, emigration, Luigi De Lilla, La Scala, Metropolitan Theatre.
Riassunto:Nella storia dell'Italia, dalla metà dell’Ottocento fino alla metà del secolo successivo, il fenomeno dell’emigrazione ha lasciato un profondo segno, economico, psicologico e sociale. Le Americhe sono state le mete preferite dagli italiani, che per un secolo si sono spostati dal Belpaese in cerca di migliori condizioni di vita e di fortuna. Nel loro viaggio verso l’ignoto per sfuggire alla fame e all’indigenza, hanno però portato con sé un bagaglio preziosissimo: l’essenza dell’immenso patrimonio culturale del loro Paese, ereditato da secoli di espressione di “bellezza”. Così, anche il melodramma – soltanto una tessera dell’immenso mosaico culturale dell’Italia - è appartenuto a quelle generazioni di migranti, per lo più di modesta e modestissima estrazione culturale, tanto quanto apparteneva alle classi sociali più abbienti e più colte. Nella migrazione verso le Americhe, il piacere e il gusto per l’Opera lirica non si è perso e anzi ha trovato nuovi estimatori che ne hanno promosso una sempre più ampia diffusione, anche e soprattutto grazie all’ultima novità tecnologica che fece il suo ingresso in Italia nel 1902: l’incisione della voce su disco. Questa nuova possibilità di replicazione all’infinito della voce dal vivo su un supporto “portatile” apre la strada per le Americhe a grandi interpreti, quali Enrico Caruso, Beniamino Gigli, Aureliano Pertile, Tito Schipa (per citare soltanto alcuni dei più grandi), le cui voci esplodevano dal radiogrammofono nei primi anni del secolo scorso. Da questo momento l’Opera lirica comincia ad essere conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo e giunge all’apice della sua diffusione, facendo sedimentare lentamente, ma inesorabilmente, una vera e propria melomania soprattutto tra gli americani, e non solo tra gli immigrati italiani e i loro figli. Sulla scia di quei “grandi”, Luigi De Lilla, giovane pugliese di San Severo, fiorente paese a vocazione agricola della provincia di Foggia, da contadino poco più che dodicenne, inizia un cammino costellato di riconoscimenti e di successi, ripercorrendo le tappe delle più belle voci dell’Opera e approdando negli anni ‘50 al Metropolitan di New York.
Parole-chiave: Opera, emigrazione, Luigi De Lilla, La Scala, Metropolitan Theatre.