La relegatio di Ovidio nella memoria letteraria contemporanea romena e italiana
Abstract: (Ovid’s relegatio in contemporary Romanian and Italian literary memory) Ovid’s exile has always exerted a great fascination on generations of historians, literary critics, artists and writers from all over the world, perhaps because the reasons that led to the poet’s relegation to Pontus – suspended between carmen, error and aliquid vidi – are still shrouded in the most enthralling mystery. Furthermore, even the Tomitan elegies of the last Ovid arouse many debates around his exile experience, both internal and external. The historical memory, for lack of irrefutable sources, is unable either to solve the questions that hover around the subject, or to do justice to the Sulmonese, thus leaving room for many hypotheses and interpretations. Thus, the literary memory takes advantage of it, completing, integrating, enriching Ovid’s fortune with new points of view and angles of light and keeping it still alive. In this paper we will analyse four novels and two short stories by (mostly) Romanian and Italian writers: God was born in exile. Ovid’s Diary to Tomi di Vintilă Horia, Il diario di Ovidio by Marin Mincu, Sulle rive del Mar Nero by Luca Desiato, Ovid, the Augustan Scapegoat by Michael Solomon, “Sogno di Publio Ovidio Nasone, poet and courtier” by Antonio Tabucchi (1992) and “Pontus Axeinos” by Mircea Cărtărescu. We aim to grasp the novelty of each reinterpretation and understand whether, from the Ovidian image outlined in the six works, we can deduce the traces that the poet’s exile has imprinted in the collective memory of Romania and Italy.
Keywords: Ovid, relegation, memory, metamorphosis, reinterpretation.
Riassunto: L’esilio di Ovidio ha da sempre esercitato un grande fascino su generazioni di storici, critici letterari, artisti e scrittori di tutto il mondo, forse perché le ragioni che portarono alla relegazione del poeta nel Ponto, sospese tra carmen, error e aliquid vidi, sono tuttora avvolte nel più trascinante mistero. Inoltre, anche le elegie tomitane dell’ultimo Ovidio destano non pochi dibattiti intorno alla sua esperienza esilica, interna ed esterna. La memoria storica, per mancanza di fonti inconfutabili, non riesce né a sciogliere i quesiti che aleggiano intorno all’argomento, né a rendere giustizia al sulmonese, lasciando così spazio a molte ipotesi e interpretazioni, per cui la memoria letteraria ne approfitta, completando, integrando, arricchendo la fortuna di Ovidio di nuovi punti di vista e angoli di luce e mantenendola sempre viva. Nel presente intervento prenderemo in analisi quattro romanzi e due racconti di scrittori (per lo più) romeni e italiani: Dio è nato in esilio. Diario di Ovidio a Tomi di Vintilă Horia, Il diario di Ovidio di Marin Mincu, Sulle rive del Mar Nero di Luca Desiato, Ovid, the Augustan Scapegoat di Michael Solomon, “Sogno di Publio Ovidio Nasone, poeta e cortigiano” di Antonio Tabucchi e “Pontus Axeinos” di Mircea Cărtărescu. Ci prefiggiamo di cogliere la novità di ogni rivisitazione e capire se, dall’immagine ovidiana delineata nelle sei opere, si possano desumere le tracce che l’esilio del poeta ha impresso nella memoria collettiva della Romania e dell’Italia.
Parole chiave: Ovidio, relegazione, memoria, metamorfosi, rivisitazione.