La luce e il fuoco nella narrativa di Francesco Pona: un approccio stilistico-narratologico e culturale dei loro connotati simbolici e metaforici
Abstract: (Light and fire in Francesco Pona's fiction: a stylistic-narratological and cultural approach to their symbolic and metaphorical connotations) Around the oil lamp of the homonymous work written by Francesco Pona (1627) there lingers a whole aura of symbolic-metaphorical meanings, which also spread to other writings either belonging to the same author or available in the contemporary paratext of the work under exam. The specific polyphony of many Baroque narratives is replaced here with a unity both in style and content, made possible by the single narrative voice, precisely the oil lamp, which strategically makes use of rhetorical-imaginative elements that are congenial to it. The propensity for images in which light and fire are dominant is intertwined with a hyperbolic, inflamed, dynamic style, full of pathos which corresponds to the burning passions that torment the protagonists. The chiaroscuro universe, characterized by transience, continuous change and uncertainty, favors the staging of voluptuousness and extreme violence. It is a universe in which knowledge of reality falters like the lights that are present in it: traps, deceptions, misunderstandings, misrepresentations, agnitions, twists and turns are represented with great literary virtuosity. If, on the one hand, in the individual stories, the oil lamp becomes a symbol of the limitations of human knowledge due to the fact that it highlights only a part of reality, on the other hand, in the work as a whole, it rises to a true gnoseological metaphor: the protagonist-narrator ignites in the conscience of the interlocutor a new cognitive light that bears the imprint of a redemptive philosophy, in a heterodox sense of the word.
Keywords: Baroque, light, chiaroscuro, gnoseological metaphor, heterodoxy.
Riassunto: Intorno alla lucerna dell’omonima opera di Francesco Pona (la cui edizione definitiva risale al 1627) alleggia un intero alone di significati simbolico-metaforici, i quali si propagano anche ad altri scritti sia appartenenti allo stesso autore sia reperibili nel paratesto contemporaneo dell’opera in esame. Alla polifonia specifica di molte narrazioni del barocco, Pona oppone, nonostante i numerosi personaggi e le variegatissime storie, un’unità stilistica e, per certi versi, anche contenutistica, resa possibile dall’unica voce narrante, dalla lucerna appunto, che strategicamente si avvale di elementi retorico-immaginativi che le sono congeniali. La propensione per le immagini in cui dominanti sono la luce e il fuoco si intreccia con uno stile iperbolico, infiammato, dinamico, pieno di pathos che, ideaticamente, corrisponde alle passioni divampanti che struggono i protagonisti. Si delinea un universo chiaroscurale che favorisce la messa in scena di voluttà e violenze estreme e il quale sta all’insegna della caducità, del mutamento continuo e dell’incertezza. È un universo in cui la conoscenza della realtà vacilla come i lumi che vi compaiono: insidie, inganni, equivoci, travisamenti, agnizioni, colpi di scena sono rappresentati con grande virtuosismo letterario. Se da una parte, nelle singole storie, la lucerna – che con il suo favellare mette in luce solo una parte della realtà – si fa simbolo della limitatezza della conoscenza umana, dall’altra parte, nel complesso dell’opera, essa assurge a vera e propria metafora gnoseologica: la protagonista-narratrice accende nella coscienza del suo interlocutore una nuova luce conoscitiva che reca l’impronta di una filosofia redentrice, in un senso eterodosso della parola.
Parole-chiave: Barocco, luce, chiaroscuro, metafora gnoseologica, eterodossia.